Grazie al LAB IOT, Torino sta testando un nuovo sistema per monitorare rischio idropluviometrico
Intervista all’Ing. Riccardo Galvani, Account Manager di CAE
Oggi incontriamo Riccardo Galvani, Account Manager di CAE, azienda bolognese che nell’ambito del LAB IoT ha installato un sistema di monitoraggio e allertamento idropluviometrico in una delle zone più critiche e a rischio allagamento in caso di forti piogge: l’area Fioccardo, caratterizzata dalla confluenza del Torrente Sangone e del Torrente Sappone con il fiume Po, in prossimità del confine tra Torino e Moncalieri.
Nel 2017 siete stati selezionati dal Bando IoT IoD e nel 2018 è stata avviata la collaborazione con Città di Torino. In cosa consiste la vostra sperimentazione?
La nostra sperimentazione è composta da una stazione idropluviometrica e da un software per la gestione di allerte.
Il sistema, grazie a un pluviometro e a un idrometro radar, misura rispettivamente intensità e cumulata di pioggia e il livello idrometrico del rivo Sappone. La soluzione è dotata di alimentazione autonoma e trasmette i dati acquisiti dai sensori a una centrale di controllo. Al contempo, i dati in tempo reale sono visualizzabili anche grazie ad un Web server messo a disposizione dalla stazione. L’unità di acquisizione inoltre è in grado di inviare sms ai soggetti preposti al superamento delle soglie di allerta, ad esempio alla Protezione Civile.
Si tratta di un presidio attivo sul territorio per la mitigazione del rischio e la salvaguardia dei cittadini.
Come è nata l’idea di un sistema di monitoraggio e allertamento idropluviometrico?
CAE da 40 anni si occupa di sistemi di monitoraggio idropluviometrico che raccolgono dati utili a creare modelli e a consentire alle autorità di gestire le emergenze.
Con il cambiamento climatico, e i conseguenti eventi meteorologici sempre più brevi e intensi, anche la previsione delle emergenze risulta sempre più complicata, soprattutto per i piccoli corsi d’acqua, che impiegano meno tempo a riempire l’alveo e ad esondare. Per questo motivo l’evoluzione dei sistemi CAE non poteva non puntare su tecnologie utili a mitigare i rischi derivanti dai suddetti eventi estremi. Era necessario sviluppare una tecnologia in grado di garantire un primo livello di allerta automatica locale che non richiedesse passaggi in centrale o attivazioni da parte di operatori, in quanto, oggi più che mai, la tempestività dell’intervento è fondamentale per salvare vite.
Secondo la definizione del MIT Media Lab, il living lab è una metodologia di ricerca per individuare, prototipizzare, verificare e affinare soluzioni complesse in contesti di vita reale, multipli e in fase di evoluzione. In che modo questa metodologia ha avuto un impatto sullo sviluppo della vostra soluzione?
È risultato utile per riflettere su come integrare i nuovi concetti dell’IoT all’interno delle tecnologie CAE e su come queste ultime possono giocare un ruolo importante nel comunicare ai cittadini un pericolo immediato.
Quale valore ha avuto per voi il dialogo con la Città?
È stata per noi un’opportunità per comprendere meglio le reali esigenze dei Comuni che, in particolare nella persona del Sindaco, sono i responsabili di protezione civile e quindi in prima linea nella lotta alla salvaguardia della popolazione. Inoltre, fondamentale capire come le nostre tecnologie facilitano l’interfaccia tra Amministrazioni Pubbliche e cittadinanza durante le fasi di emergenza.
La vostra sperimentazione ha previsto anche attività di co-progettazione con altri stakeholder?
Siamo coinvolti in un tavolo tecnico con i settori comunali Ambiente e Protezione Civile, i relativi Assessori e gli enti regionali (Arpa Piemonte) al fine di studiare in maniera approfondita le possibili modalità di correlazione dei dati misurati dai sensori, con il rischio di allagamento dell’area e iniziare a implementare procedure di allerta automatiche, al momento rivolte – in via sperimentale – ai soli utenti pubblici.
Ci sono i primi risultati, come sta andando la sperimentazione?
Al momento la stazione registra con massima precisione i dati di pioggia e di livello del torrente in tempo reale. I dati raccolti sono utili a monitorare la zona, individuata dal Comune come una di quelle con il maggior rischio di allagamento. Come è successo anche in altri contesti, potrebbe essere utile integrare tale installazione all’interno della rete regionale di protezione civile favorendone l’infittimento e contribuendo ad aumentare i casi di collaborazione tra Enti, fonte di apprendimento e garanzia di qualità.
Quali sono i prossimi passi?
I prossimi passi potrebbero prevedere l’integrazione di dispositivi di allerta che si attivino in caso di necessità, ad esempio semafori, sirene o altri dispositivi utili a inibire il transito di persone nelle aree soggette all’allagamento, al fine di salvaguardarne l’incolumità fin dal primo momento in cui si superino le soglie definite.
In generale, quale valore è emerso da questa esperienza?
Il riscontro più interessante è stata la possibilità di interfacciarsi direttamente con un Comune rilevante a livello nazionale come quello di Torino e capirne le esigenze in termini di allerta locale sul territorio e come le nostre tecnologie possono rispondere a tali esigenze e tentare di mitigare i danni derivanti dagli eventi naturali estremi in area urbana. In seconda battuta la possibilità di conoscere altre imprese innovative che operano in ambienti anche limitrofi e valutare le possibili sinergie.
Le altre sperimentazioni attive nel Lab IoT
La genovese Artys ha proposto un sistema che in tempo reale stima l’estensione e l’evoluzione delle piogge. La sperimentazione della rete SigFox di Nettrotter riguarda tre ambiti: il monitoraggio del rumore nelle zone della movida, del livello dei fiumi in corrispondenza dei ponti Carlo Emanuele III e Rossini, e dell’ambiente con il controllo da remoto del livello di riempimento dei cassonetti del vetro nel quartiere San Salvario. La torinese Regola con i sensori installati sulla Mole e su altri due edifici comunali sperimenta un sistema in grado di prevedere con trenta secondi di anticipo i terremoti. Il progetto di cybersecurity IoT Threat Defense di Cisco intende proteggere tutte le applicazioni cittadine basate su sensori bloccando le minacce informatiche. Espereal Technologies propone le pietre che parlano, Tellingstones, particolari dispositivi che da 35 siti tra San Salvario, Aurora e Centro, inviano storie e informazioni turistiche agli smartphone dei passanti (cittadini e turisti) che vorranno usufruire di questa opportunità. La torinese Enerbrain con l’innovativo sistema per l’efficientamento energetico degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria installato in diverse scuole ed edifici pubblici della Città. Iren spa e 5T infine stanno testando Smart Parking, la soluzione per ottimizzare la ricerca del parcheggio delle persone diversamente abili.